martedì 21 gennaio 2014

DORINO BON POESIE

ANIME IN DIVISA poesia di Dorino Bon

ANIME IN DIVISA.

Siamo notti violentate
da una musica atroce,
sonni rotti da uno squillo senza voce.

Siamo attimi che corrono
sulla neve,
nella pioggia,
sui circuiti della vita
sull asfalto duro e grigio
di questa strada infinita.

Siamo il freddo che ci rompe,
notti e giorni sotto un ponte,
telefonate lunghe
per stringere forte gli affetti
sul tempo di una mano.

Siamo brividi intensi,
sangue gelato,
paure nascoste,
coraggio donato.

Siamo sempre davanti ad un momento,
trascinando con forza
qualsiasi tormento.

Siamo noi,
siamo quello che siamo,
siamo noi
senza essere eroi.

Siamo noi
Padri,
madri,
figli,
nonni e bambini.

Siamo noi
questi uomini
che si stringono tra le mani,
nelle ore di un domani.

Siamo noi,
occhi lucidi sull’istante
mentre stringono una lacrima
che scende sulla morte,
siamo noi.

Siamo in ogni istante,
sui sorrisi di un mendicante,
tra gli applausi della gente,
dentro il sangue sconvolgente
di una morte agghiacciante,
siamo noi.

Siamo noi
a rincorrere
la voce di una radio gracchiante
pestando sull'acceleratore
di una velocità allarmante,
siamo noi.

Siamo dentro le case dimenticate,
le famiglie perdute,l
le feste saltate
le mani strette al viso
delle ore disperate.

Siamo dentro al viaggio
di un proiettile mai fermato,
del suo suono cupo e forte
che ci ha svezzato,
siamo noi.

Siamo dall’altra parte,
dentro gli occhi della gente,
dentro ai colori che indossiamo,
nei minuti che scorrono
sul tempo raccontato.

Siamo nel sapore strano
dei panini unti
che stringiamo in una mano,
siamo dentro mille caffè bollenti
per tirare avanti.

Siamo noi dall'altra parte
di uno sguardo fiero
che si riflette
nella bellezza
di uno specchio vero.

Siamo noi
tra la notte ed una sera
stretti forte alla speranza
di una preghiera,
siamo noi
esseri umani senza essere eroi,
anime in divisa,
semplicemente
noi per voi.

(Dorino Bon)

1 commento:

  1. "Siamo noi" è una poesia molto toccante, di quelle che , dopo averci toccato le corde più profonde della compassione e della pietas, ci portano inevitabilmente a riflettere su noi stessi, sul mondo che ci sta intorno, sul modo di vivere e di sentire di questo mondo. Un mondo che rimane indifferente di fronte alla morte di chi ha vissuto e combattuto in modo strenuo, diverso da quello che i più vivono. Il mondo ricorda coloro che ci hanno lasciati amaramente perché strappati alla loro vita da guerre infami o da feroci malattie con monumenti, cippi, lapidi che dai più vengono onorate con scadenze temporali determinate, quasi che il ricordo e l'onore siano doveri anziché sentimenti che dovrebbero essere parte costitutiva della nostra anima. I più guardano e passano. Non si sentono toccati dal dolore acuto di chi è andato. Non si immedesimano nello strazio infinito di chi è rimasto solo.Quanti cippi con fiori rinsecchiti e disperati! Quanti morti che sono solo trapassati! Quante anime straziate! Quanto dolore aleggia nell'aria intorno alle vestigia,ma che non viene respirato dai viandanti. E, sovente, fra quell'aere colmo di sconosciuta pena, volano, sussurrate spudoratamente, parole improprie. Quante volte capita di udire frasi che dicono:- Ma hanno fatto ciò che serviva per salvarlo, per salvarsi? Se la sono magari meritata tal sorte? Se la sono cercata?- Non è infrequente udire persino stregonistiche e sacrileghe considerazioni su un "dio"(??) ha dato ciò che è meritevole ricevere : bestemmie di chi non ha cervello, né anima, ne cuore. Oppure squallida malafede di chi ha la coscienza sporca e la faccia inutilmente tranquillizzante. Come si fa a straparlare di fronte alla morte? Come fanno certe miserabili persone a giudicare? E come costoro possono giudicare percorsi che non hanno certamente conosciuto, altrimenti non avrebbero nemmeno la forza di alzarsi al nuovo giorno?
    Frasi stolte di chi è vuoto di intelletto e di sentimento, di chi vuole confondere la cieca fortuna con il presunto suo merito, di chi con demenziale, immaturo egocentrismo pensa che al giusto non tocchi iniqua sorte. Persone vacue,fantocci, farisei, sepolcri imbiancati che nascondono la loro vera faccia sotto la maschera della compunta e dedita partecipazione ai momenti sociali di qulsivoglia natura. Nascondono la loro natura autentica sotto l'apparenza del fasullo altruismo.Persone che non riescono minimamente a pensare che il dolore partecipato è silente, muto, e si nutre di infiniti dubbi sull'inadeguatezza di tutti nell' averlo provocato, sulla crudeltà per averlo inflitto a chi nulla centrava con la velenosa serpe carica di odio e invidia, assetata di potere e fama. L' autentica pietas di pochi viene sommersa dal chiasso sguaiato dei più. Ai morti per paesi che non sanno formare cittadini in grado di comprendere che ciò che oggi hanno lo devono al loro ingiusto e straziante martirio, ai morti per l' incapacità dei nostri mezzi di supportare con le dovute competenze terribili malattie, ai morti sulle strade dove un incredibile affanno verso la mèta semina stragi, ai morti per mente e mano di vigliacchi assassini, ai morti comunque innocenti deve andare il quotidiano sincero sentire di chi resta, il rispetto incondizionato per chi li piange. Serve appunto il mesto e dolente sussurro di una poesia, il breve bisbiglio della preghiera accorata, il pudore del proprio sentire,l'abbraccio fraterno, il sorriso intriso di lacrime. E chi non puo' ne' sa essere sincero taccia, per sempre, su tutto.I morti li guardano in attesa. I morti ci aspettano. Saremo tutti chiamati. Lo saranno anche coloro che vivono con la tragica maschera di chi si sente al sicuro.I morti li guardano. Chi soffre per l'ingiusta sorte li guarda. Nessuno può sottrarsi alla crudele danza della Fortuna, all'aleatorieta' del Fato: sempre sappiamo dove ci troviamo , mai ci sarà dato di sapere dove saremo fra un attimo. Viviana

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